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Sabato 8 febbraio | ore 21.00

TEREZIN. Le farfalle non volano qui
con Antonella Carbone
regia Massimo Costabile
scenografia Michele De Santis

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«Terezin. Le farfalle non volano qui», una proposta di teatro di narrazione in cui si affronta la terribile realtà dei bambini che furono internati nel lager di Terezin prima di essere uccisi nelle camere a gas e bruciati nei forni crematori ad Auschwitz.

Nel campo di concentramento di Terezin furono rinchiusi 15.000 bambini di cui solo qualche centinaia riuscì a sopravvivere. La loro vita, conclusasi in un breve arco di tempo, fu dolorosissima , un vero inferno in terra, le sofferenze sia fisiche che morali furono allucinanti e inimmaginabili. Durante il periodo di internamento i bambini, tutti al di sotto dei 14 anni, riuscirono a scrivere poesie e comporre disegni Attraverso le loro opere, i bambini di Terezin hanno continuato a vivere e a comunicare i loro sentimenti, le paure, il terrore, la rabbia, l’angoscia, l’ansia, le speranze, i sogni dei loro ultimi giorni, mentre erano prigionieri, soli e abbrutiti dalla fame, dalle malattie, dal freddo, dalla violenza a cui,
senza sosta, venivano sottoposti. Disegni e poesie che descrivono la vita squallida del ghetto, ci comunicano un senso di oppressione e un’angoscia che toglie il respiro. Disegni e poesie che richiamano il sogno, il ricordo, la speranza, il desiderio di ritornare a vivere. Ed ecco che un bambino disegna una rosa e ne sente per un attimo il profumo penetrante o una farfalla e ne vede il colore giallo “così intenso, così assolutamente giallo” o la sua casa in cui spera di ritornare un giorno o un giardino pieno di fiori, ma la tristezza infinita e la malinconia struggente esplodono quando amaramente il bambino è costretto ad ammettere che nel ghetto non volano farfalle, non penetra la luce, non si sente il calore dei raggi del sole e i fiori nel piccolo giardino fioriranno quando il bambino sarà morto.
Con l’ausilio di qualche oggetto e di immagini/video l’attrice, sola in scena, nel doppio ruolo di narratrice e di superstite, ci fa rivivere da una parte, le sofferenze, le paure, la disperazione, la solitudine nel campo di concentramento di Terezin e dall’altra, attraverso i disegni e le poesie, la speranza dei bambini di rivedere di nuovo una farfalla volare sui prati.
Si ricrea quello che i bambini di Terezin hanno cercato di rispondere con la loro dolcezza e con il loro infantile dolore ad uno dei più allucinanti avvenimenti dell’ultimo conflitto mondiale.

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