20 – 21 -26 – 27 Ottobre
COMPAGNIA Teatro del Carro
AUTORE Pino Michienzi e Luca Maria Michienzi da “Gente in Aspromonte” di Corrado Alvaro
INTERPRETI AnnaMaria De Luca e Luca Maria Michienzi
e con
Antonio Lorenzo, Bruno Tassone, Giovanna Massara, Arcangela Brescia, Lily Focarelli, Valeria Faragò, Gianluca Chiera, Massimiliano Ranieri, Rosa Elia, Maria Grazia Vono, Angelo Pisani, Bruno Tassone, Gianluca Chiera, Salvatore Fiorentino
REGIA Luca Maria Michienzi
GENERE PROSA
ANTEPRIMA TEATRO POLITEAMA DI CATANZARO – 10 MARZO 2012
PRIMA RAPPRESENTAZIONE TEATRO COMUNALE DI BADOLATO 20 OTTOBRE 2012
“Aspru Munti” di Pino e Luca Maria Michienzi, libero adattamento del celebre romanzo breve “Gente in Aspromonte” scritto da Corrado Alvaro nel 1930.
In Aspru Munti la storia della Calabria è raccontata nei suoi aspetti più concreti, più profondi, più umani. Il vissuto esistenziale degli umili si presenta per svelare un mondo sommerso, troppe volte dimenticato, abbandonato al proprio destino. E’ proprio in questo contesto che affiora il mito della memoria, quella volontà dell’uomo moderno che con ostinazione e acuta analisi sociale e antropologica, non si limita a guardare la realtà con gli occhi della nostalgia, ma aspira, nel diretto confronto tra passato e presente, ad un assetto di vita diverso, ad una diversa dignità umana. “E’ una civiltà che scompare, e su di essa non c’è da piangere, ma bisogna trarre chi ci è nato, il maggior numero di memorie”, sono le parole dello stesso Alvaro. L’adattamento teatrale rispetta volutamente gli elementi essenziali del racconto, mantenendo il lirismo delle parole alvariane, attraverso i discorsi della popolazione di San Luca, che ha il compito di mantenere viva la memoria del paese. E’ attraverso queste narrazioni che viene portata avanti la tragica storia della famiglia Argirò.
Ed è attraverso i protagonisti della vicenda che si è lavorato sulla lingua calabrese, sul recupero dell’idioma puro, non contaminato da pseudo dialetti che nel tempo ne hanno deviato la natura, ricca al contrario di derivazioni greco-latine, di spagnolismi, di francesismi e dei più affascinanti fonemi arabo-normanni, quelli autoctoni delle proprie radici. Perciò è ricerca della parola attiva trasmessa non solo come testimonianza del popolo, ma come materia viva, pulsante, attraverso la mediazione del teatro che, attivando i suoi meccanismi, arricchisce la Storia di contenuti essenziali ed emotivi.
E’ la storia che contiene la fiaba, e la fiaba che contiene la civiltà del popolo e, quindi, la sua stessa storia.
La struttura drammaturgica richiama, in chiave moderna, la struttura della tragedia, dove si intrecciano le voci di un coro/popolo alle voci dei personaggi/eroi. E’ proprio nella visione del teatro di ispirazione classica, che le sorti dei vincitori coincidono con quelle dei vinti. L’atto conclusivo della vicenda, con il protagonista Antonello che incendia il bosco dei Mezzatesta, padroni del paese, conferisce all’analisi della miseria e dell’abbandono del popolo del Sud, il valore della protesta sociale, il valore del bisogno di cambiare le cose presenti. Messaggio ultimo, quello della presa di coscienza dell’ingiustizia, a cui tutti noi ancora oggi siamo soggetti, e la di una via d’uscita che sia indicatrice della strada da percorrere nel futuro, una strada nuova.
E parafrasando una eccezionale frase di Alvaro, contenuta nell’Ultima lettera al figlio, “Ogni uomo è responsabile del suo tempo!”